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Backlink booster: vantaggi e svantaggi



Impostare una precisa strategia di linking è molto importante per assicurare il successo di un progetto web. I motori di ricerca analizzano infatti le relazioni che un sito lega con altre realtà online, stabilite proprio dalla quantità e la qualità di link reciproci che si riesce a ottenere. Non tutti hanno però le risorse e le competenze adatte per dedicarsi al link building, un’attività molto dispendiosa sia in termini di tempo e di denaro.
 
Un problema che coinvolge soprattutto le realtà web più piccole, le quali potrebbero non avere a disposizione un budget sufficiente da investire. Per questa ragione negli ultimi anni sono nati diversi servizi di backling booster, ovvero degli strumenti più o meno automatizzati e a pagamento per ottenere link in entrata sul proprio sito. Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di approccio?
 
Cosa è il link building?

Il link building è un’attività pensata per aumentare la quantità e il numero dei link in ingresso verso un determinato sito. Viene solitamente svolta dal team SEO della compagnia e si avvale di varie strategie per raggiungere questo scopo. Prima di analizzare questo aspetto, è però necessario chiedersi perché i link in ingresso siano così importanti per un sito web. La ragione principale è in termini di indicizzazione: i motori di ricerca, in particolare Google, prendono in considerazione le relazioni che il sito stabilisce con altre realtà web per poter assegnare il proprio punteggio di indicizzazione.
 
La questione non è però così semplice così come potrebbe apparire. Per i motori di ricerca, un link in entrata generalmente segnala la presenza di un contenuto o un prodotto interessante, proposto da una fonte autorevole tanto da spingere terzi a un collegamento. Per evitare che tuttavia i siti semplicemente si accordino per scambiarsi link senza sosta, così da aumentare il posizionamento reciproco nei risultati di ricerca, sono state introdotte alcune limitazioni:
 
il link deve essere il più possibile naturale. Questo vuol dire che il sito terzo che segnala un nostro contenuto procede poiché il collegamento è ritenuto interessante, strettamente affine con l’argomento trattato e da fonte autorevole. In altre parole, non basta inserire link causali in un testo affinché se ne possa trarre giovamento in termini di indicizzazione;
 
il link deve essere di qualità. Quando si tratta un argomento, o si parla di prodotti e servizi, non è sufficiente ottenere link da qualsiasi sito. È necessario che provenga da fonti che i motori di ricerca ritengano qualitativamente elevate, autorevoli e affidabili.
Per queste ragioni, un link bulding di qualità non può semplicemente affidarsi alla raccolta di collegamenti a casaccio per il web - una vera e propria “pesca a strascico” - bensì lanciarsi in attività che oggi hanno più a che fare con PR e marketing che con il SEO in senso stretto. Bisogna stringere relazioni strette con altre aziende, studiare la posizione migliore per inserire i link, curare i contenuti affinché vengano percepiti da terzi come autorevoli e molto altro ancora.
 
La compravendita di link

Sin dai primi anni 2000, quando le regole dei motori di ricerca non risultavano ancora così stringenti, era divenuta consuetudine la compravendita di link. Sorgevano online migliaia di servizi che, semplicemente investendo una piccola somma, permettevano di ottenere centinaia di backlink dai più svariati - e spesso sconosciuti - siti sul web.
 
Con una richiesta di maggiore cura dell’attività di backlinking, e un focus prioritario sulla qualità e l’autorevolezza della fonte del collegamento, la compravendita di link è sostanzialmente cambiata. L’attività non è affatto morta, ma oggi risulta meno rilevante rispetto al coltivare relazioni dirette con altre aziende, proprio poiché è difficile ottenere backlink di valore semplicemente acquistandoli.
 
I backlink booster
 
L’attività diretta di link building non è sempre accessibile a tutti, così come spiegato in apertura. I costi sono molto elevati, sia in termini di tempo che monetari, e richiedono la competenza di più professionisti. Dai SEO ai marketer, passando per molte altre figure aziendali, ottenere collegamenti in entrata di valore richiede il dispendio di grandi energie.
 
Negli ultimi anni si sono però sempre più affermati i cosiddetti backlink booster, ovvero software e servizi che si propongono di automatizzare l’attività di backlinking, cercando relazioni il più possibile di valore. Si tratta di una sorta di evoluzione della mera compravendita dei link, adattata alle esigenze moderne dei motori di ricerca.
 
Semplificando, affidandosi a queste piattaforme si esternalizza la ricerca di fonti potenzialmente affidabili per ottenere link in ingresso, pagando delle somme più o meno contenute a livello mensile oppure settimanale. Ma quali sono i vantaggi?
 
● riduzione dei costi rispetto a un’attività di link building in-house;
 
● ricezione rapida di backling, anche in pochi giorni;
 
● automatizzazione del processo.
 
Gli svantaggi sono invece relativi a:
 
● difficoltà di costruire link effettivamente di qualità e significativi;
 
● performance legata al costo, più il servizio è economico maggiore la possibilità si ottengano backlink poco rilevanti;
 
● rischio che l’attività venga percepita a tutti gli effetti spam dai motori di ricerca.
 
In conclusione, un backlink booster dovrà essere scelto solo se non si ha la possibilità di approfittare di un team interno SEO o di marketing per occuparsi del link building direttamente, soppesando sempre benefici e potenziali penalizzazioni.